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Clamori dalla Colombia
Uribe, Micheletti e Posada Carriles, diretti dalla CIA, pianificano l’assassinio del presidente Maduro
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Il ministro degli Interni del Venezuela, Miguel Rodríguez Torres, ha riferito di una serie di riunioni e contatti fra destra venezuelana, terroristi cubano-americani e l’immancabile narco expresidente colombiano, Álvaro Uribe Vélez, effettuati allo scopo di organizzare l’assassinio del presidente Nicolás Maduro.

Il primo di questi incontri ha visto la partecipazione del golpista honduregno Roberto Micheletti, un delegato del terrorista Luis Posada Carriles (autore fra l’altro dell’attentato al volo 455 di Cubana de Aviación, dove persero la vita 76 persone), un ufficiale colombiano ed uno della CIA, per “prendere contatti con la destra venezuelana e fare azioni di destabilizzazione”.

L’appoggio economico a questa “internazionale nera”, denuncia Rodríguez, era garantito da imprenditori come Eduardo Macaya, terrorista anticastrista residente a Miami, che ha sostenuto l’operazione con un esborso di oltre 2,5 milioni di dollari.

E a proprio perfetto agio, fra tutti questi delinquenti di estrema destra, si sarà trovato Uribe, che un anno fa, dall’Università Autonoma Latinoamericana di Medellín (il suo narcofeudo), aveva ammesso la sua intenzione di intervenire militarmente contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, cosa che non ha “potuto fare per mancanza di tempo” (Sic).

L’oligarchia colombiana, ed in particolar modo quel settore che fa capo al mafioso Uribe, continua a giocare un ruolo di primissimo piano all’interno dell’arco reazionario e pro-imperialista, che si spende per eliminare fisicamente il Presidente Maduro ed abbattere il processo bolivariano in Venezuela.

Nonostante le riunioni bilaterali, i dialoghi dell’Avana e il miele versato da Santos, continuano le infiltrazioni di agenti colombiani e paramilitari di Stato in territorio venezuelano, così come le trame oscure per dare sostanza alla controffensiva a stelle e strisce in America Latina.

Nuovi scioperi di contadini e minatori scuotono la Colombia

L’atteggiamento sciagurato del governo colombiano riguardo alle proteste del Catatumbo ha causato una nuova ondata di scioperi da parte dei contadini e dei minatori in tutto il Paese. Le rivendicazioni legittime di chi chiede una Zona di Riserva Contadina, infrastrutture e piani per la sostituzione di coltivazioni illecite sono state pressoché ignorate, causando un’ondata di indignazione che ha suscitato nuovi scioperi e proteste.

I minatori artigianali di Marmato, nel dipartimento di Caldas, hanno fatto fronte con uno sciopero all’assalto delle multinazionali minerarie, denunciando l’assenza di una legislazione che possa tutelare il piccolo minatore. Nella regione, tantissimi operano su bassa scala, ancora con metodi tradizionali, e a livello di sussistenza.

Centrale nella protesta è l’opposizione ai nuovi provvedimenti del ministero delle Miniere, che criminalizzano i minatori senza motivo e defraudano i consigli municipali dall’avere voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il territorio. Il trasferimento di poteri avviene verso l’Agenzia Nazionale Mineraria, che evidentemente può disporre delle concessioni in maniera più congeniale agli oligarchi del governo colombiano. In più di un occasione le dimostrazioni sono state represse con la violenza.

Nel sud del Paese, invece, sono le associazioni che raccolgono i piccoli coltivatori di caffè a protestare: contro il fatto che il governo abbia disatteso gli accordi precedenti, ma anche contro lo sfruttamento minerario intensivo a cui sono destinate migliaia di ettari ora coltivati. Gli interessi dei monopoli minerari, evidentemente, hanno la precedenza sulla conservazione del territorio, del paesaggio e sulla produzione agro-alimentare. Da segnalare come il governo abbia preso in giro i lavoratori in lotta inviando “negoziatori” non autorizzati a prendere decisioni.

Al solito, il Governo Santos ha giocato secondo i suoi schemi già ampiamente collaudati: individuare una protesta sociale radicata, segnalare presunti legami con l’insorgenza per delegittimarla, operare una violenta repressione poliziesca e militare, per poi dilatare all’infinito i tempi di negoziazione per disattendere quanto promesso. Perché in realtà il Governo non ha alcuna soluzione da offrire. Gli interessi del grande capitale e dell’oligarchia che verrebbero lesi sarebbero troppi.

Una soluzione possibile risiede invece nei dialoghi di Pace dell’Avana, dove grazie all’inclusione di tutte le forze politiche e sociali presenti nel paese si potrebbe delineare un profondo cambiamento dell’attuale modello economico e soddisfare finalmente le rivendicazioni di milioni di colombiani.

Contadino di 70 anni accusato di appartenere alla guerriglia assassinato dalle forze del regime in Arauca

L’Associazione Contadina di Arauca (ACA) ha presentato una denuncia per i gravi fatti avvenuti nella frazione Nuevo Horizonte del comune di Fortul, nel dipartimento di Arauca.

Lo scorso 22 luglio l’Esercito colombiano ha assassinato il leader sociale Pablo Guerrero, un contadino di 70 anni che da sei anni soffre di una disabilità mentale, intorno alle 4.30 del mattino con diversi colpi di arma da fuoco, nei pressi della sua casa; il corpo, crivellato dalle pallottole, è stato ritrovato dai suoi figli, accorsi appena uditi gli spari.

Le truppe dell’Esercito appartenenti alla Brigata Mobile n.30 erano accampate in zona dal giorno precedente; stando alla loro versione dei fatti, il signor Guerrero è stato ucciso perché guerrigliero, e sulla base di questa accusa il corpo non è stato consegnato ai familiari.

A conclusione del comunicato di denuncia dell’accaduto, l’ACA esige indagini penali sulla Brigata coinvolta, e il rispetto delle norme del diritto internazionale e dei diritti umani.

Ma il primo colpevole è il Presidente “Jena” Santos, che il giorno prima dell’assassinio di Guerrero, proprio nell’Arauca aveva richiesto “azioni contundenti contro la sovversione” (dopo che l’Esercito in loco aveva subito una sonora sconfitta), e che è anche l’inventore dei cosiddetti “falsi positivi”, ovvero le esecuzioni extragiudiziarie perpetrate ai danni di cittadini innocenti accusati di appartenere alla guerriglia.

Mentre al tavolo delle conversazioni all’Avana si tratta il punto relativo alla reale partecipazione politica dei cittadini colombiani, il regime, incapace di conseguire veri risultati sul terreno militare, scatena il terrorismo di Stato contro leaders politici e sociali per cercare di annichilire ogni forma di opposizione. Ma la risposta popolare è ogni giorno più poderosa, e l’intera Colombia è scossa da scioperi in ogni settore, e oceaniche manifestazioni a sostegno della Pace con giustizia sociale e delle lotte dei lavoratori e dei contadini.