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Ottobre del 2007
Mobilitazione nazionale agraria e populare
Per la difesa del territorio e la sovranità nazionale, l’autodeterminazione del popolo colombiano e l’accordo umanitario. Per un governo democratico di ampia partecipazione popolare
 

“Il povero non è povero, è un impoverito. Non è affamato per destino, gli hanno tolto il pane e per questo soffre la fame. C’è qualcuno dietro questo, ci cono meccanismi e strutture responsabili. É buone tenere conoscenza di ciò, è necessario conoscere la causa della fame”
Claudio Hummes

Antecedenti della mobilitazione

Da diversi anni , le organizzazioni indigene, contadine, afrocolombiane, sindacali, di quartiere studentesche ecc., esigono la soluzione alla loro problemática facendo uso di diversi meccanismi di partecipazione popolare: assemblee aperte, fori, scioperi civici, marce e mobilitazioni in lungo e in largo del territorio nazionale, senza che lo Stato abbia dato risposta positiva al clamore popolare, nonostante gli accordi raggiunti.

Nelle ultime decadi le marce cocalere del sud (Caquetà, Guaviare e Putumayo), le mobilitazioni del Magdalena Medio, il Catatumbo, Arauca Tolima e Huila, Monti di Maria nel Sucre, Ariari in Meta, Cundinamarca, nordest di Antioquia, Sudoccidente 1999, 2002 e 2006, esprimono uno scontento generale dei settori popolari alle misure repressive e al modello economico neoliberale imposto in forma violenta nel nostro paese.

Motivi per la mobilitazione

La crisi attuale del paese esige da parte dei colombiani una posizione decisa contro il regime attuale di povertèa e terrore, esigendo la rinuncia immediata del presidente Álvaro Uribe Vélez e del vicepresidente Francisco Santos, visto che tutte le loro azioni, oltre ad andare contro gli interessi della nazione e del popolo colombiano, sono illegali ed illegittime per essere prodotto di un governo eletto attraverso delitti come la forzatura violenta del elettore, la frode elettorale, la compravendita di voti, tre condotte considerate come delitti nel nostro ordinamento giuridico.

Durante i cinque anni di governo del presidente Álvaro Uribe Vélez, sono state emanate un gran numero di leggi contrarie agli interessi dei colombiani, tra le quali possiamo menzionare la legge forestale, la legge di approvazione del trattato di libero commercio (TLC) con gli Stati Uniti, la legge di “giustizia e pace”, lo statuto di sviluppo rurale, la legge sulla protezione degli investimenti stranieri, la legge 1032 del 22 giugno 2006 sull’illegalizzazione dei semi, un nuovo codice penale ed atti legislativi che hanno ridotto la capacità statale di risolvere la problematica sociale del popolo colombiano, modificando per due volte in meno di sei anni il regime di trasferimenti dallo stato centrale alle entità territoriali (dipartimenti, municipi e resguardi indigeni).

Il popolo colombiano ha dovuto sopportare durante questi cinque anni di governo una guerra illegale, denominata “sicurezza democratica”, che ha permesso ai ricchi di tornare alle strade e ai centri di vacanza, ma non ha permesso a più di tre milioni e mezzo di desplazados (sfollati interni) recuperare le proprie terre né ritornare ai luoghi da dove sono stati espulsi a causa dell’azionare del paramilitarismo.

A livello internazionale il governo continua ad essere questionato per la sua non occultabile relazione con il paramilitarismo ed i pochi risultati nella protezione dei diritti umani, specialmente dei leaders del movimento sociale e sindacale, la farsa della smobilitazione dei gruppi paramilitari, l’assenza di verità, giustizia e riparazione nella denominata legge di “giustizia e pace”.

I successivi scandali della parapolitica in cui appaiono compromessi sempre più senatori e rappresentanti della partito uribista ed alcuni dei suoi funzionari, hanno portato questo governo ad uno dei livelli più bassi di credibilità di fronte alla comunità internazionale.

L’implementazione di politiche antipopolari come la privatizzazione d’imprese tipo Telecom, Ecopetrol, di servizi sociali come la previdenza sociale, in una svendita totale del patrimonio nazionale, fanno dell’attuale governo uno dei più disonesti e meno patriottici che la nazione abbia avuto.

Contrastano nell’attuale regime, la posizione blanda e incluso complice con il paramilitarismo nella fretta per legalizzarlo e la posizione intransigente di fronte all’insorgenza alla quale esige una resa senza condizioni, ostacolando in questa forma l’intercambio umanitario e l’uscita politica negoziata al conflitto sociale e armato che vive il paese.

Appello

Convochiamo la grande maggioranza dei colombiani contadini, afrodiscendenti, indigeni, operai, studenti, trasportatori, venditori ambulanti e stazionari, uomini e donne della nostra patria a lottare contro la tirannia, l’abbandono ufficiale, la privatizzazione della salute e dell’educazione, il taglio ai trasferimenti alle entità territoriali, la vendita del patrimonio dei colombiani, la liquidazione della sicurezza sociale e la vendita dei suoi principali centri d’attenzione ospedaliera, contro le concessioni miniere e lo sfruttamento delle nostre risorse naturali, contro la proibizione di produrre e commercializzare i prodotti dell’economia contadina come la panela (derivato della canna da zucchero), il latte ed i semi tradizionali, contro il trattato di libero commercio, contro la falsa “smobilitazione” del paramilitarismo, contro il desplazamiento forzato.

Contro il piano nazionale di sviluppo, contro lo statuto di sviluppo rurale e la liquidazione delle istituzioni pubbliche del settore agropecuario, contro la privatizzazione dei servizi pubblici dell’acqua, energia, telefono e raccolta di rifiuti, contro la radicazione forzata delle coltivazioni di coca, contro le coltivazioni transgeniche, contro il rialzo permanente e smisurato del prezzo del combustibile e dei pedaggi, contro il regime del lavoro esistente che ha legalizzato la schiavitù in Colombia, contro la negazione ufficiale ed un intercambio umanitario, contro la neo colonizzazione straniera, mascherata con programmi di cooperazione, che facilita la presenza delle multinazionali in Colombia, contro il disconoscimento della legislazione speciale per indigeni e afrodiscendenti da parte dello Stato. Contro la violazione dei diritti umani da parte dello Stato, contro la mancanza di investimenti sociali e l’immensa spesa per la guerra. Contro i megaprogetti, contro le monocolture e la produzione di agrocombustibili.

Obiettivi della mobilitazione

1. In primo luogo, rendere coscienti i colombiani che con la rinuncia del presidente Uribe e del vicepresidente Santos, si risolveranno in buona parte le cause della crisi nazionale e miglioreranno i rapporti con i governi dell’America Latina, generato dall’appoggio incondizionato alle politiche imperialiste del governo degli Stati Uniti.

E che una volta raggiunto questo obiettivo, si deve instaurare un governo democratico di amplia partecipazione popolare che restituisca ai colombiani la sovranità nazionale e l’autodeterminazione. Un governo che rappresenti con legittimità i veri interessi del popolo lavoratore e non quelli di una minoranza parassita e multimilionaria di banchieri, gruppi economici nazionali e multinazionali legati alla mafia del narcoparamilitarismo.

Aspiriamo a raggiungere la deroga del piano nazionale di sviluppo, dell’atto legislativo che permette la modifica il sistema di trasferimenti, la legge d’impunità (giustizia e pace); dello statuto di sviluppo rurale; della legge generale forestale; della legge delle catene agro-esportatrici; del codice minerario; delle norme legali che proibiscono la produzione e commercializzazione della panela artigianale, del latte crudo e delle sementi tradizionali.

2. Promuovere ed esigere l’approvazione del nuovo statuto del lavoro; l’emanazione di una vera legge di riforma agraria e di sviluppo rurale, che includa i contadini, gli indigeni, gli afrodiscendenti; una soluzione concertata alla problematica delle coltivazioni di coca ed amapola; il riconoscimento del diritto alla territorialità degli indigeni, afrodiscendenti e contadini; il riconoscimento dell’acqua come un bene comune, patrimonio dei colombiani che non può essere privatizzato; il recupero della salute e dell’educazione come diritti dei cittadini e come un servizio gratuito e universale di prestazione obbligatoria da parte dello Stato; recuperare le imprese pubbliche come beni dello Stato; recuperare le risorse strategiche come il carbone, il petrolio, il nichel e l’oro, oggi in mano delle imprese multinazionali; l’accordo umanitario e un’uscita politica al conflitto sociale ed armato che vivono i colombiani.

Punti della mobilitazione

1. Esigere la rinuncia del presidente Uribe e del vicepresidente e causa della loro illegalità ed illegittimità, ed instaurare un governo democratico di ampia partecipazione popolare.

2. Derogare il piano nazionale di sviluppo e porre a considerazione dei colombiani, mediante referendum, una nuova proposta dove vengano tenuti in considerazione gli interessi della maggioranza.

3. Derogare lo statuto di sviluppo rurale e porre a considerazione mediante referendum, il progetto di legge presentato dalle organizzazioni rurali e archiviato dal paracongressista Alvaro Araujo, presidente in questo momento della commissione quinta del Senato.

4. Derogare l’attuale codice minerario e tutte le concessioni minerarie e di sfruttamento delle risorse naturali, fino a quando il popolo mediante referendum promuova una nuova legislazione in questa materia.

5. Derogare l’atto legislativo che permette la modifica del regime di trasferimenti alle entità territoriali e sottoporre a considerazione popolare mediante referendum una nuova proposta che sorga dall’iniziativa popolare.

6. Derogare la legge d’approvazione del trattato di libero commercio con gli Stati Uniti e sottoporre questa iniziativa alla consulta popolare.

7. Derogare l’attuale legislazione del lavoro colombiana e sottoporre a considerazione un progetto di legge di un nuovo statuto del lavoro, d’iniziativa popolare.

8. Contro la privatizzazione dell’acqua, che il congresso approvi la convocazione al referendum che ne proibisce la privatizzazione.

9. Contro la radicazione manuale forzata o per fumigazione delle coltivazioni di coca e amapola, soluzione concertata e graduale.

10. Contro le lesive e antipatriottiche concessioni minerarie e di sfruttamento delle risorse minerarie e di sfruttamento delle risorse naturali, deroga del codice minerario e sospensione immediata di tutte le concessioni accordate a partire dal 2002.

11. Contro la farsa della smobilitazione paramilitare, la sua legalizzazione a partire dall’applicazione della legge 975 del 2006, e la violazione sistematica dei diritti umani da parte dello Stato, esigiamo verità giustizia e riparazione, la fine del desplazamiento e il ritorno con garanzie di tutti gli sfollati e il non coinvolgimento della popolazione rurale nella politica di “sicurezza democratica”.

12. Contro la politica delle catene produttiva agro-industriali, esigiamo la deroga delle leggi che proibiscono la produzione e commercializzazione della panela artigianale, la produzione e commercializzazione di sementi non certificate, il trasporto e la vendita di latte crudo e l’adozione di misure che permettano la protezione della produzione nazionale di alimenti e il recupero dell’autonomia e sovranità alimentaria, la proibizione di coltivazioni transgeniche nel territorio nazionale.

13. Contro la svendita vergognosa della nostra sovranità nazionale e la permanente violazione dei diritti di territorialità degli indigeni, afrodiscendenti e contadini, esigiamo il rispetto ai diritti di titolazione collettiva delle comunità afrodiscendenti, dei resguardi indigeni e il rispetto per i territori contadini costituiti o no in zona di riserva contadina, proibendo la cessione in concessione o a qualunque titolo di territori a compagnie private nazionali o straniere, o a persone naturali che non siano in possesso in maniera diretta e permanente di terre demaniali, cancellando le licenze concesse per l’implementazione di megaprogetti.

14. Contro la privatizzazione della salute, esigiamo la deroga della legge 100 del 1993 e le sue posteriori modifiche e la emanazione di una nuova legge sulla salute e la sicurezza sociale d’iniziativa popolare.

15. Contro la privatizzazione dell’educazione, esigiamo maggiori risorse per l’educazione pubblica a tutti i livelli, autonomia universitaria e rispetto per i diritti dei lavoratori dell’educazione.

16. Contro gli investimenti nella guerra, la corruzione e la mancanza di controllo della spesa delle Forze Militari e della Polizia, la presenza di assessori mercenari stranieri nella nostra terra, esigiamo in forma immediata la depurazione delle forze armate e la riduzione della sua grandezza, intercambio umanitario e la soluzione politica negoziata al conflitto sociale e armato che vivono i colombiani.

Carattere della mobilitazione

La mobilitazione avrà un carattere politico rivendicativo, volendo soprattutto la rinuncia del governo e con questo condizionare la politica del modello neoliberale capitalista, che ha portato nella nostra patria tanto dolore e miseria.

Cerca, inoltre, la deroga delle misure antipopolari espresse nelle leggi approvate per un governo senza legittimità.

In alcune regioni, la mobilitazione avrà anche un carattere rivendicativo delle necessità economiche e sociali.

L’evento si definisce come una mobilitazione pacifica dentro il diritto costituzionale alla protesta e la mobilitazione sociale, consacrati negli articoli 24 e 37 della Costituzione Nazionale.

La durata sarà determinata dalle circostanze di ogni regione.

Disegno della mobilitazione

Ogni coordinazione locale o regionale definirà le azioni per la durata che si stabilisca nella coordinazione nazionale.

Questa mobilitazione manterrà in forma continuata attività nazionali e internazionali permanenti, che a medio termine ci porteranno a raggiungere l’obiettivo di far cadere il regime di terrore, miseria ed esclusione imposto storicamente dalla borghesia colombiana.

Per questo motivo, la fine delle azioni non significherà la fine dell’evento. Questo evento, che il popolo sta realizzando da diversi anni e che continuiamo con queste manifestazioni, è parte del processo continuo di resistenza del popolo, che ci deve dare la sicurezza del trionfo della giustizia e della ragione, di fronte all’ostinazione del regime di sottomettere attraverso la miseria e la repressione, il popolo, per soddisfare interessi meschini dei gruppi economici, responsabili dei problemi strutturali che soffre il popolo colombiano e che costituiscono la causa del conflitto sociale ed armato del nostro paese.

Coordinazione nazionale delle organizzazioni agrarie e popolari di Colombia