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Clamori dalla Colombia
Appare sempre più chiara la manipolazione attuata dal governo di Uribe
Associazione Nazionale Nuova Colombia / lunedì 15 dicembre 2008
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Tour di Ingrid Betancourt in America Latina

Ingrid Betancourt ha compiuto un serie di visite in alcuni paesi Sud Americani: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Perù e Venezuela, per ringraziare i rispettivi presidenti che si sono impegnati per la sua liberazione. Durante i vari incontri con i capi di Stato ha più volte ribadito che la guerriglia delle FARC deve porre in libertà, e senza condizioni, i prigionieri di guerra che restano detenuti nella selva. Nessun accenno alla chiusura del presidente Uribe rispetto ad un accordo umanitario sullo scambio, ne tanto meno ai prigionieri di guerra in mano allo Stato colombiano.

Con un linguaggio molto somigliante a quello adoperato dal governo, ha bollato l’insorgenza con i soliti epiteti, tralasciando temi centrali come quelli della violazione dei Diritti Umani, le numerose proteste indigene, contadine e studentesche, nonché le truffe architettate ai danni dei piccoli risparmiatori. La Betancourt è stata favorevole al Plan Colombia, applaude il riscatto a ferro e fuoco di Uribe e qualcuno vorrebbe persino candidarla al Nobel per la Pace. Visto che ha dichiarato che non si candiderà alle prossime elezioni presidenziali in Colombia poiché la politica nel "suo paese" è corrotta, e quindi non da nessun tipo di contributo ad una soluzione politica e negoziata, questo sembra essere più un viaggio diplomatico organizzato dalla Casa de Nariño.

E-mail inesistenti nel computer di Raul Reyes

Il responsabile del dipartimento scientifico della DIJIN (Direzione Polizia Giudiziaria colombiana), il capitano Ronald Coy Ortiz, ha dichiarato sotto giuramento alla Magistratura Generale della Nazione, che nel computer del comandante delle FARC Raúl Reyes non esiste alcuna corrispondenza di posta elettronica, ma unicamente fogli elettronici in formato "Word". Il Ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, invece afferma che vi sarebbero numerose e-mail, contraddicendo grottescamente coloro che hanno lavorato materialmente sul notebook.

Appare sempre più chiara la manipolazione attuata dal governo di Uribe ai danni di vari capi di Stato latinoamericani, politici nazionali ed internazionali, intellettuali e difensori dei Diritti Umani, nel tentativo maldestro di criminalizzarli e azzittirli. Le magistrature di vari paesi dell’Unione Europea, che sulla base di queste prove falsificate avevano a suo tempo emesso vari provvedimenti cautelativi, dovranno prendere delle concrete contromisure verso un governo che, anche nella facciata, dimostra essere totalmente illegittimo e privo di credibilità.

Continua lo sterminio di leader popolari colombiani alla frontiera colombo-venezuelana

Venerdì 28 novembre, verso le sette della sera, è stato assassinato da alcuni sicari nel quartiere Guadual de Arauquita - dipartimento di Arauca, Colombia - il leader popolare dell’omonimo dipartimento, Carlos Rodolfo Cabrera nella zona limitrofa allo stato venezuelano di Apure.

I comitati per la difesa dei diritti umani nella regione denunciano davanti alla opinione pubblica nazionale e internazionale l’omicidio di Cabrera, portavoce del comitato degli sfollati di Araquita, che aveva anche ricoperto il ruolo di segretario esecutivo dell’ Associazione Contadina di Arauca (ACA). Gli era stata accordata la protezione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani, e per la persecuzione di cui l’ACA era stata oggetto, il programma di protezione governativa. Era anche sopravvissuto al genocidio dell’Unión Patriótica.

La zona di frontiera è un luogo dove la presenza di paramilitari ha raggiunto livelli altissimi, e dispone di punti d’appoggio politici nel territorio. Il governo colombiano è il primo complice di questi terroristi, e non ha alcun interesse nel contrastarli; è troppo impegnato ad occuparsi dei problemi interni del paese vicino!

Studentessa superstite del bombardamento in Ecuador ritorna in patria

Lucía Morett, l’unica superstite del gruppo di studenti messicani che si trovavano nell’accampamento provvisorio delle FARC in Ecuador, è rientrata in patria. Dopo che ha dovuto forzosamente ricorrere all’asilo politico in Nicaragua, a causa della criminalizzazione del governo colombiano e di alcune organizzazioni di estrema destra messicane che pretendevano perseguitarla ed incarcerarla, resta appurato il fatto che i giovani studenti non appartenevano alla guerriglia, bensì stavano compiendo attività strettamente accademiche. Nel bombardamento dell’Esercito colombiano vennero assassinati Verónica Velázquez Ramírez, Fernando Franco Delgado, Soren Avilés Ángeles e Juan González del Castillo.

Lucía Morett ha ricevuto la solidarietà di molte organizzazioni messicane ed internazionali ed un calorosa festa di benvenuto presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). Sicuramente il governo del narco-paramilitare Uribe e i suoi sbirri sparsi per il continente, non desisteranno nella persecuzione di coloro che credono in una soluzione politica e pacifica del conflitto, ma troveranno sempre mille voci che si leveranno per denunciare uno Stato criminale che viola sistematicamente i Diritti Umani e i Trattati Internazionali.

Uribe sbarra la strada all’accordo umanitario

Il presidente Álvaro Uribe Vélez, durante l’insediamento del Consiglio Comunale di Governo, ha dichiarato che il suo governo non accetta l’intermediazione di una nota dirigente politica colombiana con le FARC, per trovare un accordo sullo scambio umanitario dei prigionieri di guerra. Benché non abbia pronunciato il suo nome, è chiarissimo che si riferiva alla senatrice Piedad Córdoba la quale, unitamente ad un folto gruppo di intellettuali, ha impulsato uno scambio epistolare con la guerriglia, come l’inizio di un percorso che potrebbe portare alla liberazione dei detenuti in mano alle due parti belligeranti. Uribe ha ribadito l’appoggio alla Forza Pubblica per il riscatto manu militari dei prigionieri asserendo, sempre riferendosi allo scambio, che "non lo accettiamo".

Con il solito linguaggio arrogante in perfetto stile mafioso, Uribe ha tacciato l’insorgenza con i soliti termini calunniosi; tipici di coloro che, non avendo argomentazioni e proposte credibili, sguazzano nella loro impotenza. Il riscatto a ferro e fuoco non potrà che produrre un bagno di sangue, dato che le varie "liberazioni" avvenute nell’anno in corso sono frutto del tradimento e della delazione; non certo della capacità militare di riscattare i prigionieri. Solo un accordo umanitario permetterà ai detenuti di entrambe le parti di ritrovare la libertà e magari aprire la strada ad un Governo di Ricostruzione e Riconciliazione Nazionale, che ponga fine a oltre 50 anni di conflitto.

Lanciata la Red Radial Bolivariana

Il 13 dicembre a Stoccolma sono state presentate la Rete Radiofonica Bolivariana e l’Associazione Bolivariana dei giornalisti; significativamente, la sede è quella del famoso Kafe Marx, dove era solito riunirsi Lenin durante il suo esilio in Svezia.

I suoi fondatori si pongono l’obiettivo di approfondire i processi democratici in America latina e in altre parti del mondo, consapevoli del ruolo strategico che giocano i mezzi d’informazione non allineati sulle posizioni imperialiste, e citano l’esempio positivo di alcuni media alternativi venezuelani ed ecuadoriani come Radio Bemba e Radio Luna. Hanno già aderito al progetto l’Agenzia di Notizie Nuova Colombia (ANNCOL), l’ Agenzia Stampa Bolivariana (ABP), la radio svedese Cafè Stereo ed altri media internazionali.

L’ideologia che sta alla base della linea editoriale è quella del socialismo bolivariano, che coniuga le idee del Libertador, Simòn Bolìvar con la teoria marxista-leninista.

http://redradialbolivariana.net/

Ritirato il console colombiano a Maracaibo

Il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolàs Maduro, ha reso noto che il suo omologo colombiano, Jaime Bermúdez, ha annunciato domenica 30 novembre il ritiro del console generale di Maracaibo, Carlos Galvis Fajardo, su sollecitazione del presidente Chàvez.

Il giorno prima il conduttore televisivo Alberto Nolia aveva trasmesso la registrazione di una conversazione fra il console e José Obdulio Gaviria, cugino del defunto narcotrafficante Pablo Escobar, del cartello di Medellin, e attualmente assessore del presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez. Secondo Nolia, Gaviria è anche responsabile della "smobilitazione" dei gruppi paramilitari delle AUC e la loro riorganizzazione nel gruppo delle "Aquile Nere".

Nella registrazione il console informa Gaviria sui dati parziali all’atto della conta dei voti delle elezioni amministrative, e afferma testualmente : " le due persone [in vantaggio nella competizione elettorale] sono nostri ottimi amici e penso che per il nostro lavoro di lì questo sia meraviglioso [...] abbiamo agguantato strategicamente stati e municipi come quello di Caracas e quello di Miranda".

La registrazione mette in luce l’intromissione nei problemi interni del Venezuela da parte della rappresentanza diplomatica colombiana, e rivela quanto diversi analisti denunciano da tempo, ovvero che l’opposizione antichavista, quantomeno nelle regioni al confine con la Colombia, è collusa con i gruppi politici narco-paramilitari colombiani. Il tentativo, come in Bolivia, è quello della destabilizzazione territoriale, provocando e alimentando spinte secessioniste di alcune regioni nei paesi dai governi progressisti dell’area.

Inquisito il ministro dell’Interno e della Giustizia Fabio Valencia Cossio

La procura generale della Colombia ha aperto un’inchiesta preliminare sul Ministro degli Interni e della Giustizia Fabio Valencia Cossio, per accertare se nel 1995 abbia cercato l’appoggio politico dei paramilitari.

A sostegno di questa ipotesi una lettera, scritta in quell’anno all’allora capo paramilitare Ramòn Isaza, in cui si segnalava che alcuni emissari di Valencia (all’epoca senatore) avevano sollecitato il suo appoggio affinché fosse eletto alla presidenza del direttorio del partito Conservatore.

In tal senso, il ministro colombiano ha affermato in un comunicato che in diverse occasioni Isaza ha dichiarato di ignorare in che modo sia stata inviata la lettera e che, benché sia sua la firma che appare in calce, questa può essere stata falsificata.

E’ forse utile ricordare che il ministro Valencia, ex ambasciatore in Italia, ha un fratello agli arresti domiciliari per collusione con la mafia narcotrafficante.

Continuano le dimostrazioni degli intrecci fra narco-paramilitari ed esponenti del governo e della diplomazia colombiana, nel silenzio complice dei grandi media e della cosiddetta "comunità internazionale". Fino a quando?

In tre mesi quasi 500 morti

L’agenzia di stampa ANNCOL riporta che nei mesi di agosto, settembre ed ottobre l’insorgenza colombiana delle FARC-EP ha causato alla Forza Pubblica colombiana 489 morti in combattimento. La stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione colombiani ed internazionali continuano ad affermare che oramai la guerriglia nata più di quarant’anni orsono è sconfitta, elogiando la politica di "Sicurezza Democratica" del presidente Uribe e i suoi strabilianti risultati.

Questo dato fa trasparire ciò che invece i migliori analisti internazionali dicono da tempo: l’impossibilità di una sconfitta militare dell’ormai troppo radicata guerriglia e la conseguente urgenza di un accordo politico che possa condurre ad una Pace duratura nel paese andino. L’assenza di volontà politica da parte del governo di Bogotà nel sedersi ad un eventuale tavolo di trattativa con la controparte, denota come l’oligarchia non sia disponibile a nessun tipo di concessione a favore della Pace, in quanto nella guerra ha fortissimi interessi economici. Occorre un intervento urgente della Comunità Internazionale che possa condurre ad una nuova fase politica, in cui tutti i settori della popolazione colombiana siano protagonisti, nella costruzione di una democrazia veramente partecipativa ed includente.

In Colombia sette morti al giorno per ragioni politiche

Allo stesso tempo, ha ricordato che "quello che si denuncia a Ginevra è la realtà colombiana, ma molto di più il piano internazionale del governo nordamericano per continuare a finanziare il sistema di censura avviato dal Plan Colombia". Il sistema di controllo sociale avviato dai governi di Bogotà e di Washington tramite il Plan Colombia viene costantemente denunciato da ONG in tutto il mondo, così come le spaventose statistiche dei delitti politici in Colombia, che rappresentano una delle cause storiche del conflitto che insanguina questo paese.