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Clamori dalla Colombia
Arrestato il sesto ex governatore colombiano dal 2003
Associazione Nazionale Nuova Colombia / domenica 31 maggio 2009
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

L’ex governatore del Cauca, dipartimento sud-occidentale della Colombia, Juan José Cháux Mosquera, è stato arrestato il 18 maggio scorso al suo arrivo all’aeroporto di Bogotá per vincoli con i gruppi paramilitari.

Cháux Mosquera, che è stato anche ambasciatore nella Repubblica Dominicana, è sotto inchiesta dal dicembre del 2008 con l’accusa di associazione a delinquere aggravata.

Il politico, che appartiene alla coalizione che sostiene il governo ed il presidente Uribe, è stato segnalato dal capo paramilitare Éver Veloza, alias “HH”, che ha confermato di aver tenuto riunioni con lui e con ex capi delle /Autodefensas Unidas de Colombia/ (AUC), il maggior cartello paramilitare in Colombia ed autore di efferati massacri, soprattutto contro la popolazione civile.

Éver Veloza ha confessato davanti ai giudici colombiani che il losco politicante Cháux Mosquera gestiva gruppi paramilitari nel sudovest del paese, e teneva incontri con gli alti comandi delle AUC, come ad esempio Salvatore Mancuso, ex /paraco/ di origine italiana e legato alla ’ndrangheta, oggi nelle carceri USA.

Il politico uribista si era dovuto dimettere l’anno scorso dal suo ruolo di ambasciatore, quando era esploso lo scandalo relativo ad una sua riunione nel palazzo presidenziale a Bogotá col capo paramilitare Antonio López, alias “Job”, ucciso poi da due sicari; al suo posto è stato piazzato da Uribe il generale Mario Montoya, dimessosi dall’esercito per via dello scandalo dei “/falsos positivos/”.

La versione dei fatti di “HH” ha recentemente trovato un riscontro nelle affermazioni di un altro capo paramilitare, Fredy Rendón Herrer, alias “El Alemán”, che descrive Chaùx Mosquera come il rappresentante politico del Blocco “Calima” delle AUC.

Il cerchio della giustizia intorno al presidente si va lentamente stringendo. Non passa giorno in cui qualcuno dei suoi collaboratori, parenti, sodali, non venga messo sotto inchiesta per legami con i paramilitari ed i narcotrafficanti, per corruzione o concussione, per il massacro di civili inermi o altre atrocità. Mentre la comunità internazionale riconosce ad Uribe il ruolo di presidente di uno “stato democratico”, viene a galla il marciume di un governo che affonda le sue radici nella criminalità organizzata, la sostiene, ne fa parte integrante. Quando pagherà per i suoi crimini anche il capo della banda mafiosa?

Assassinati quasi duemila giovani fatti passare per guerriglieri

La magistratura colombiana ha dichiarato che i militari attualmente sotto inchiesta per le esecuzioni extragiudiziale sono accusati anche di traffico di esseri umani, per aver organizzato la ricerca di giovani attirati con l’inganno, ossia la promessa di un posto di lavoro, e che successivamente sono stati trucidati e mostrati come guerriglieri uccisi in combattimento.

Il magistrato Alberto Vargas, che ha dichiarato che diversi militari hanno pagato l’equivalente di 88 dollari per ogni morto presentato come guerrigliero, ha ottenuto la testimonianza di un uomo, Alexander Carretero, che aveva la funzione di reclutatore di giovani di umili origini della provincia di Soacha, offrendo falsi lavori a disoccupati per portarli in una zona al nord est del paese e consegnarli ai militari.

Questi casi, eufemisticamente chiamati “falsi positivi” dalla stampa colombiana, sono stati denunciati da diversi anni nel paese, ma hanno iniziato a richiamare l’attenzione dei media solo a partire dal settembre scorso, quando si è scoperto che una ventina di giovani che erano scomparsi all’inizio del 2008 erano sepolti in una fossa comune vicino alla frontiera col Venezuela.

Le inchieste della magistratura hanno verificato l’esistenza di una vera e propria rete dedicata al reclutamento di persone appartenente alle classi più povere, successivamente consegnate ai militari che li uccidono barbaramente per ottenere riconoscimenti dai superiori, premi in denaro o giorni di licenza.

Su richiesta del magistrato, un giudice di Soacha ha ratificato un ordine di detenzione contro sei militari per associazione a delinquere, omicidio, sequestro e falso.

Nella prima udienza si è trattato il caso di Fair Leonardo Porras, un giovane analfabeta e con problemi psicomotori, che è stato trovato morto con una pistola nella mano destra, dopo un presunto scontro con i militari; al processo si è dimostrato che il giovane era mancino.

In questo ed altri processi relativi a questi veri e propri casi di terrorismo di Stato, è stato anche appurato che le armi collocate artificiosamente nelle mani dei giovani assassinati erano state comprate precedentemente dagli stessi militari implicati.

Le forze armate colombiane sono corrotte fino al midollo, e il primo corrotto e corruttore è il loro capo, il presidente Álvaro Uribe, che dice di voler garantire la sicurezza dei colombiani fallendo miseramente il suo compito, nonostante le fanfare dei media oligarchici facciano di tutto per nascondere la sua inettitudine e la persistente violazione dei diritti umani, l’unico concreto risultato di questo governo servo delle multinazionali e degli Stati Uniti.

La linea di difesa che il presidente pervicacemente mantiene è: le ONG pagano avvocati per montare false accuse di violazioni dei diritti umani, e chi mi accusa è complice dei terroristi; dunque, oltre alle ONG anche la magistratura è contigua alle organizzazioni guerrigliere del paese! Un discorso già sentito, questo, anche in Italia, che può essere ripetuto all’infinito grazie alla complicità dei media, ma che non cancella la verità: in Colombia il governo pratica il terrorismo di Stato per compiacere Washington e le multinazionali, ed uccide civili innocenti con la scusa della “guerra al terrorismo”!

Il Messico di Calderon consegna ad Uribe un intellettuale colombiano, accusato di essere delle FARC

Il governo fantoccio di Calderón, che dal suo insediamento si è distinto per la permanente sottomissione nei confronti degli Stati Uniti e per la stretta collaborazione con un’altra marionetta dell’imperialismo nella regione, Alvaro Uribe Vélez, ha consegnato a quest’ultimo un noto sociologo colombiano, Miguel Angel Beltrán Villegas.

Miguel Angel si era laureato ed aveva ottenuto un master in sociologia presso la Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali e l’Università Autonoma di Città del Messico, UNAM (1993-97), per poi far ritorno in Colombia dove ha esercitato la docenza in università pubbliche del Cauca, di Antioquia e di Bogotá. Attualmente è in organico come docente presso l’Università
Nazionale.

Tornato da alcuni mesi in Messico per compiere ricerche sulla figura di Lazaro Cárdenas, Miguel Angel era in attesa di ricevere il visto di soggiorno in qualità di ricercatore accademico dall’Istituto Nazionale Migratorio (INM).

Lo scorso venerdì 22 maggio, convocato dall’INM per ratificare il tramite migratorio, vi si era recato in compagnia di un avvocato dell’UNAM. Appena entrato, è stato rinchiuso in un ufficio per poi esser caricato con la forza su un’auto senza targa, che lo ha portato all’aeroporto. Giunto in Colombia, mentre i media martellavano con notizie diffamatorie contro il presunto “terrorista”, è stato immediatamente arrestato e rinchiuso in una cella del carcere bogotano La Modelo.

L’accusa, sempre la stessa, è quella di essere un membro delle FARC. L’impalcatura probatoria, anch’essa frutto di una meschina montatura, poggia su presunte mail che sarebbero state rinvenute nel computer del Comandante Raúl Reyes, morto il 1 marzo 2008 a seguito di un bombardamento extraterritoriale in Ecuador.

Già perseguitato all’epoca della sua partecipazione all’Unión Patriotica, movimento politico di opposizione sterminato dallo Stato colombiano, Beltrán viene ora imprigionato per aver espresso, in centinaia di lezioni, saggi ed articoli, la necessità di una soluzione politica al pluridecennale conflitto sociale ed armato in questo paese andino-amazzonico.

Poiché il paramilitare Uribe non riesce a sconfiggere il movimento guerrigliero, si accanisce contro studenti, contadini, lavoratori ed intellettuali che si oppongono alla sua politica guerrafondaia e di sfruttamento. Ma la sua ora arriverà, più prima che poi, e la giustizia popolare saprà processarlo e castigarlo per i crimini di lesa umanità commessi -finora- nella più assoluta impunità.

Confermata condanna a 15 anni ad ex militari per narcotraffico

La Corte Suprema colombiana ha confermato la sentenza relativa al ritrovamento di 666,9 kg di cocaina e 1,5 kg di eroina in un aereo delle Forze Armate Colombiane, atterrato nella base militare statunitense di Fort Lauderdale, in Florida, motivandola come “una impresa criminale composta da un gran numero di persone, che hanno portato a termine compiti differenziati”, volti al raggiungimento del loro obiettivo, ovvero il narcotraffico internazionale.

I militari condannati sono: il colonnello Jairo Alberto Payán Bolaños, il maggiore Gonzalo Alberto Noguera, il tenente Juan Ricardo Ruiz Ramírez, il sergente Ricardo Alberto Támara Gómez e il caporale Ismael Pulido Gómez.

Questa condanna, l’ennesima dimostrazione dell’elevato grado di corruzione delle FFAA colombiane, mette in luce ancora una volta chi sono i narcotrafficanti colombiani: i militari, indissolubilmente legati ai cartelli paramilitari delle AUC (oggi rinominatesi “/Aguilas Negras/”), all’oligarchia ed ai politici, a partire dai semplici amministratori locali fino ai più alti vertici dello Stato, governo e presidente in testa.

Basti pensare che il più grande sostenitore della realizzazione di basi militari in Colombia, crocevia del traffico internazionale di stupefacenti, è stato ed è tuttora, guarda caso, proprio il presidente Uribe, che, vale la pena ricordarlo, è stato sindaco di Medellín negli anni del famoso ed omonimo cartello criminale.

A questo proposito, nella sua autobiografia l’ex amante di Pablo Escobar, in quegli anni il più potente narcotrafficante colombiano, ha dichiarato che secondo l’allora capo indiscusso del cartello Uribe era “un bravo ragazzo” che “con l’aiuto del vicedirettore dell’Aeronautica (Cesar Villegas) ci concesse decine di licenze per le piste e gli aerei..."

Fino a quando i Paesi che sproloquiano di lotta alla droga continueranno a riconoscere questo narcopresidente, che compare in un rapporto desegregato della DEA statunitense al n°82 nella lista dei cento più pericolosi narcotrafficanti al mondo, come un partner credibile nel combattere il traffico internazionale di stupefacenti?